| Il libro nero del comunismo, nelle sue stesse intenzioni, è volto a ingigantire tutti i crimini accertati di regimi classificati come comunisti (e già qui si potrebbe discutere, perché sono messi nello stesso calderone paesi e governi molto distanti e anche tra loro ostili); non solo, nel caso di dubbio o di testimonianze non supportate da fatti, la prassi seguita dai compilatori di quel volume è prender tutto per buono se i "comunisti" fanno la figura delle bestie inumane e sanguinarie. Questo è appunto il caso di tutte le testimonianze citate su Ernesto "Che" Guevara. Ora, io non so quanto vi sia di vero in quelle righe, e credo che per saperlo bisognerebbe fare una ricerca seria, possibilmente di prima mano; stupisce comunque che da una parte si parli di libertà di pensiero, di anti-omologazione (pensiero ammirevole, per carità), e dall'altra si vada poi a citare un'opera che non fa certo della scientificità la sua bandiera. Il libro nero del comunismo è un volume edito da Mondadori, ideato dall'entourafe del nostro attuale presidente del Consiglio, utile più che altro alla sua furba quanto meschina e ignorante crociata contro i cosiddetti "comunisti" (da Biagi a Stalin, tutti quelli in mezzo). Si può immaginarne la serietà. Ad esempio ogni libro di storia professionale e documentato, anche statunitense, nega la palla per cui Arbenz sarebbe stato un dittatore comunista (vi pare che gli USA tollererebbero un comunista nel loro cortile di casa? Andiamo...) che affamava il suo popolo. Arbenz era una classica figura latino-americana di militare patriota, sicuramente populista ma sinceramente innamorato della propria terra. Lungi dall'affamare il suo popolo, cercò di sfamarlo nazionalizzando le terre della United Fruits e di altre compagnie americane. Ciò provocò la reazione statunitense e degli stati "alleati" (servi) che attaccarono il Guatemala e portarono la situazione alla consueta normalità capitalista, anche con l'utilizzo di bombardamenti a tappeto su Città del Guatemala (a quando un Libro nero del Capitalismo?). Su Ernesto Guevara il giudizio storico è controverso, immagino, e d'altronde ognuno la pensa come vuole. Resta a mio parere il giudizio morale su un borghese benestante che è andato a combattere e morire per un ideale, magari ingenuo, ma nobile. Poteva restare a fare il medico a Rosario, è morto in Bolivia, ucciso a sangue freddo e sepolto di nascosto perché anche la sua memoria andasse persa. Questi sono fatti acclarati, e non parlano di un uomo meschino.
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